giovedì 20 settembre 2012

Fiume in piena

Ebbene sì, eccomi qui a scrivere il mio primo post sul mio primo blog alla veneranda età di 26 anni. Tra un mese 27. Non male, vero? Diciamo "meglio tardi che mai", insomma. Perché ho deciso di aprirmi un blog? Ecco. Questa è la domanda giusta (cit.). Diciamo, più semplicemente, che come tutti coloro che aprono un blog avevo una gran voglia di condividere pensieri e parole che spesso ripeto a me stesso, il quale, stanco di ascoltarmi mi ha detto:"Hai rotto i coglioni. Vai a romperli a qualcun'altro!" Ok. Per giorni e giorni ho pensato:"Che cazzo ci scrivo in un blog, io?" - "Quello che ci scrivono tutti!" - mi ha urlato Lui mentre se ne andava. Scusate l'eccessiva scurrilità già nelle prime righe ma sono del parere che una parolaccia completi al meglio il senso di un discorso quando lo si vuole imprimere in testa a qualcuno.
Detto ciò, vi racconterò velocemente la storia della mia vita, tanto per avere una un quadro completo della situazione.

Il giorno che sono nato pioveva, la Roma perse in casa col Torino ed era domenica. Pochi mesi dopo ci fu la "grande nevicata" che ricoprì la capitale con un metro di bianca neve senza nani. A quattro anni ho pronunciato, senza conoscerne il senso, la mia prima bestemmia. Non ne vado fiero, sia chiaro, ma per ovvie ragioni non dimenticherò mai quel giorno. A sei anni cadde il mio primo dentino e piansi così tanto all'idea che stavo crescendo che ci vollero cinque persone e due ore per calmarmi. A sette anni i miei genitori si sono separati e fortunatamente sono rimasti in buoni rapporti a differenza di tanti altri. A undici anni superai mia madre in altezza, non che ci voglia molto, ma fu un traguardo importante. A tredici, feci una delle più grandi cazzate della mia vita: fumai la mia prima sigaretta. Pessima pensata, la mia. A quattordici anni presi una cotta tremenda per una ragazza più grande di me, fidanzata, che riempiva di maestose corna il partner durante la ricreazione e l'uscita da scuola. Con me, ovviamente. A quindici anni, mia madre scoprì che fumavo. Vorrei raccontarvi nei dettagli l'accaduto ma mi dilungherei troppo. Da qui ai diciotto, ricordo solo una serie di cazzate col motorino, compresa una bella impennata finita male, davanti alla ragazza che mi piaceva. Epica figura di merda. Patente, scorrazzate con la macchina, seghe a scuola (e non capite male!) e il quinto anno, che passai di merda perché la ragazza con la quale ero fidanzato da un anno mi lasciò da un giorno all'altro. Poi, dopo essermi diplomato per sbaglio, iniziai a lavorare. E "udite, udite" il mio primo giorno di lavoro fu il giorno del mio diciannovesimo compleanno. Mazzata. Facevo il barista all'autogrill, ma durò un mese. D'inferno, aggiungo. Poco dopo, conobbi la ragazza con la quale condivido la mia vita da ben sette anni. E vi dirò, è tra le cose più belle che potranno mai accadermi nella vita. Non accusiamo assolutamente il tempo trascorso insieme e ci amiamo come il primo giorno che abbiamo capito di essere innamorati l'uno dell'altra. Cuore. E arriviamo ad oggi, 20 Settembre 2012. Mancano novantuno giorni all'ipotetica fine del mondo e sto bevendo un buon caffè mentre scrivo e penso al mio futuro. Un futuro incerto, direi. Questo paese non offre molte possibilità di renderlo roseo quanto altre nazioni civilizzate. Ma non parliamo di questo, altrimenti rischio di incazzarmi e di spaccare il pc prima ancora di aver terminato questo post.

Parliamo del futuro. Affascinante quanto spaventoso, il futuro è oggetto di svariati studi sotto ogni punto di vista; da quello scientifico a quello psicologico, esso fa parte della nostra vita e delle nostre azioni, angosce e pensieri, tanto quanto il presente e il passato. Con la differenza che non abbiamo idea di cosa aspettarci. Il passato lo abbiamo vissuto, il presente lo viviamo, ma il futuro...possiamo solo immaginarlo. Arrivato a questo punto della mia vita, della quale non mi lamento più di tanto perché so per certo di essere molto più fortunato di tanti altri, inizio a tirare le prime somme. Inevitabilmente penso alle scelte che ho fatto, alle decisioni che ho preso e che mi hanno portato fin qui. Erano giuste? Erano sbagliate? L'una e l'altra indubbiamente. La vita, a parer mio, è fatta di scelte. Ogni attimo di essa noi facciamo una scelta. Che sia alzarsi o meno dal divano per prendere il telecomando rimasto, ovviamente, da tutt'altra parte fuorché vicino a noi; che sia prendere l'auto anziché i mezzi pubblici per andare a lavoro il sabato mattina o acquistare un qualcosa al di là delle nostre possibilità...noi facciamo una scelta. Costruiamo un percorso che man mano ci porta ad essere quel che siamo. E inevitabilmente penso alle parole del famoso "soldato Ryan" nel celebre film di Spielberg, in cui proprio lui, oramai anziano, torna sulla tomba del capitano che fu spedito a salvarlo e che morì per difenderlo e si chiede se abbia meritato di sopravvivere. Concetto un po' pesante per uno che ha 27 anni ma che spiega al meglio il mio attuale stato d'animo, ossia: sto facendo bene? E' giusto il percorso che finora ho intrapreso? Quello stesso percorso che, in verità, può cambiare da un momento all'altro. Basta una SCELTA per modificarlo e cambiare totalmente rotta. E' così. Che lo vogliamo o no, ce ne rendiamo conto o no, potremmo aver fatto o faremo una scelta che ci porterà sulla via totalmente opposta. Ed eccoci arrivati al momento più importante di questa scialba lettura: il fiume in piena. Il titolo del post, a primo impatto, può lasciar pensare che inizierò a vomitare personali conclusioni su qualcuno in particolare ma non sarà così. In realtà è il paragone che personalmente mi sento di fare con la vita.

Immaginatela come un fiume. Dalla sorgente, dove nasce piccolo e fragile e dove al minimo ostacolo può interrompersi, che scende giù facendosi strada nella terra, creando argini attraverso i quali scorre libero verso la fine. Ecco, ora immaginate di essere immersi nelle sue acque, siete parte di lui, cullati dalla sua dolce corrente, vi guardate intorno e imparate a conoscere il paesaggio che vi circonda man mano che lo attraversate. Altri fiumi si uniscono al vostro nello stesso modo in cui altri si staccano per prendere strade diverse. In molti casi il percorso è buio e spaventoso, in altri splendente e amorevole. Ma ad un certo punto, accadrà qualcosa che cambierà tutto. Il fiume sarà in piena e le sue acque diverranno tutt'a un tratto burrascose. Questa potrebbe essere la prima grande scelta della vostra vita. Sì, perché vi troverete ad affrontare qualcosa di cui conoscevate l'esistenza, ma avete sempre sperato di non dover mai fronteggiare: il grande salto. Lo immagino così. Una cascata alta e prorompente che al solo pensiero di doverla affrontare ci spaventiamo e d'istinto ci aggrappiamo alle forti radici che fuoriescono dagli argini. Non è dato sapere in quale momento della nostra vita dovremo affrontarlo. Può essere quando siamo piccoli, o magari quando siamo già in età adulta o magari ancora non sarà l'unico. La sola cosa certa è che la corrente è forte in quel punto del fiume e facciamo fatica a rimanere aggrappati. Ma dobbiamo scegliere, scegliere se tenerci forte a quella radice sperando che non si spezzi mai, perché la paura di saltare è tale da non darci speranza, oppure lasciarsi andare, affrontare la cascata, il grande salto, con la convinzione che ce la faremo! Che non per forza sarà la fine! Magari sarà solo l'inizio di una nuova avventura. Non possiamo saperlo questo. Molti restano aggrappati alla radice e vivono il resto della vita col pensiero fisso:"E se avessi saltato? Se fosse andata diversamente?" Altri si fanno forza e si lanciano. Alcuni ce la fanno. Altri no perché, a mio modo di vedere, non ci hanno creduto abbastanza. La domanda fondamentale è: Voi...saltereste o rimarreste aggrappati?

Ecco. Io sono lì. Aggrappato già da un po' a quelle radici e scruto la cascata con molta preoccupazione. Ma sento che è ora di decidere. Lo sento. E' come quando hai una brutta sensazione, quando ti innamori o quando tua madre è giù di morale, lo senti nell'aria. Devo scegliere. Se aspettassi ancora potrei non crederci come farei in questo momento e quindi, devo darmi una mossa. So che la strada verso il mare è ancora lunga e non è detto che sia il solo salto, la sola grande scelta che farò ma devo farlo. Spero davvero di riuscirci...il prima possibile.

Concludo il mio primo post con questo video che, per banale e scontato che possa sembrare, mi rilassa parecchio. Spero faccia lo stesso effetto a voi. :)